Campo interno 1-2 Dicembre

01-02/12/2017, Grotta di Monte Cucco

Siamo Lorenzo, Matteo e Fabrizio B. ( io ) e partiamo Venerdì dopo pranzo alla volta del Cucco con alcuni obiettivi in testa solamente separati dalla notte in sala Agnese, quindi si fa campo interno.
Per me è il primissimo campo interno al Cucco e mi sento sempre più emozionato man mano che si avvicina il giorno. Gli esperti del meteo cominciano subito a fare i gufi, si prevede neve copiosa proprio il Sabato, cioè quando saremo troppo sotto per sentire i  e tanto meno vedere i fiocchi cadere, ci sarà da portare qualche pala e ciaspole in previsione del peggio.

Decidiamo di andare e quando saremo lì decideremo… Matteo ci ricorda che ogni volta che è arrivato a Pian di Monte non è mai tornato indietro… mi gasa questa frase.
Sulla sommita del Cucco c’è ancora un po’ di neve caduta qualche giorno prima, ma poca, lasciamo la macchina più sotto i punti critici dove si accumula la neve e partiamo. Arriviamo a Pian di Monte, parcheggio pulito, solo un cartello divelto. C’è un’aria terza e vento assente un buon inizio.

Cominciamo a scendere senza fretta, è passato un po’ di tempo dalla mia ultima qua e i ragazzi mi fanno fare strada, ovviamente in un paio di volte imbocco male e materializzo il bivio della Fluorescina in vari punti della Burella…. che forse ce n’era più di una di fluorescina?  No! è più avanti rispondono gli altri…. che poi tra l’altro non stiamo andando là.
Canin sempre maestoso e giù per i cunicoli del vento, ma stranamente senza vento. Da qui tutto nuovo per me. Matteo molto pazientemente mi spiega come non rimanere a vagare per tutta la vita nel Cucco Libero. Mentre saliamo i bellissimi pozzi verso Sala Agnese faccio un paio di esperienze interessanti, il pantin mancino, questo sconosciuto: alcune settimane prima Lorenzo me lo prestò ed io in alcune uscite al nord l’avevo provato senza riuscire a farlo funzionare… diventato ben presto dell’equipaggiamento il più odiato riprovo e riprovo anche qua, riesco a farlo funzionare scalciando all’indietro come un cavallo selvatico e mi sento un po’ impedito, niente rinuncio definitivamente! In cima al pozzo Matteo mi dirà che è un pantin destro!
Diceva Felice una volta di leggere i bugiardini, ma sta volta il bugiardino era Lorenzo. Giusto il tempo di riderci su e faccio l’esperienza pozzo nutella, anche qua la spiegazione del fenomeno nutella è leggermente ritardato dai miei tempi di reazione non certo felini… ci si ride su.

Ci siamo! Sala Agnese si spancia sopra di noi ed il campo Perugia in tutto il suo confort con vista cielo è quasi pronto… ma il da farsi viene ora e partiamo risalendo un meandro trovato da Roberto e poi alcuni pozzi con passaggi scomodini ma verrà di peggio, per di più ora ho il pantin a destra! In cima ad uno dei pozzo c’è una partenza che è forse più un arrivo, un laminatoio in discesa molto angusto e con un massiccio residuo di ghiaia nel punto terminale o meglio sembrerebbe dirci “ero un sifone”.
Lorenzo in testa ma messo di piedi prova lo sfondamento producendo suoni terrificanti, per lo più provenienti dallo sforzo; niente la breccia non precipita oltre ma a guardar sotto la volta non può finire, quindi piano B, scavare!
Allestiamo una catena di scavo con mani e sacchi , riempi-passa-scarica, oggetto la sacca speleo e così andiamo avanti un bel po’ di tempo, la ghiaia è tanta ed il tempo di andare a nanna è arrivato. Tornando rileviamo questo tratto. Sono le 3 di mattina e ritorniamo al campo, il tempo di preparare un bel risotto caldo mentre Lorenzo mi mostra la prova che c’è qualcosa di soprannaturale nella natura: il pozzo Cristiano.

Mi sveglio a varie riprese nella notte mentre gli altri due ronfano come se fossero sul materasso memory foam. Sala agnese canta anche di notte storie liquide ed è quasi come essere in un planetario a parte che non si vede una cippa, certo dovrei anche dormire un po’ ma non capisco se ho gli occhi aperti o chiusi, rifletto sulla stupidità delle mie riflessioni e mi riaddormento.

La “mattina” seguente l’obiettivo è riarmare e rilevare tutto il pozzo dell’aquila fino a chiudere l’anello con il trivio all’inizio del cucco libero. E’ da molto che non si torna in questo che è stata prima via che portò a sala Agnese. Si parte dal meandro un po’ stretto che dopo qualche imprecatio sull’attacco pozzo altrettanto scomodo, un po’ rallentati ma mai domi e con in testa le parole “non sono mai tornato indietro” scendiamo e rileviamo tutto. L’acqua dell’abisso ( forse dovevano o volevano chiamarlo acquila ) che non è rimasta sui nostri vestiti se ne va via a sinistra nel meandro interrotto dalla gravità un centinaio di metri sopra… punto interrogativo per ora dato che dobbiamo andare a destra dove una condottina tipo videogioco “snake” ci conduce alla chiusura dell’anello.

E con questa chiusura lasciamo il Cucco libero, si riparte a ritroso ed i cunicoli del vento si rivelano per quello che sono soffioni boraciferi e spacca ginocchia, ne esco smarrito o forse ho smarrito le rotule ( ginocchiere da pallavvolo buone a nulla ). Di sicuro i cunicoli che all’andata non avevano aria lasciano presagire che qualcosa è cambiato in questo Matrix di roccia, forse fuori è arrivata la tempesta di freddo?  Vedremo.

Il ritorno è altalenante ma costante e per le 8 siamo all’ingresso dove incontriamo 2 compari pronti ad entrare, piccola spruzzata di neve rende tutto più fiabesco e scompare la stanchezza. E’ giorno di superluna in cielo e quasi non servirebbero i frontali, li teniamo solo per un motivo e per lo stesso anche 2 coltelli, le tracce di lupo o megli di superlupo data la notte di superluna piena, procediamo pimpanti fino alla macchina e diretti al Villa Anita dove la situazione si fa paradossale, non sò se vi è capitato di passare dal silenzio confortante e la pace con il mondo al confronto con una squadra di bambine della Sigillo Volley in preda ad eccitazione da regali natalizi.

Roba da voler tornare subito in sala Agnese e restarci per altri 7 giorni.

Concludendo, come sempre niente è concluso veramente in questi luoghi, toccherà tornare a scavare o a cercare bypass.

 

Fabrizio

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