Di nuovo al Cucco Libero

13-14/12/2014, Grotta di Monte Cucco.

DCIM108GOPRO
Cucco Libero – Grotta di Monte Cucco

Partiamo da Perugia in due, Matteo e Lorenzo mentre a Sigillo ci aspetta Emiliano Poeta e Paolo Grillantini. In realtà poi ci dividiamo perché i due marchigiani andranno all’area 150 per fare una girata e usciranno in giornata mentre noi ci dirigiamo al pozzo Cristiano. Mentre saliamo sento Lorenzo sbraitare, gli si era appena rotto il pantin, e gli dico: ʺma che vuoi che sia tanto dove andiamo saranno solo pozzi verticali mica ti serviràʺ, giusto il tempo di finire la frase e trenta metri dopo è il turno del mio che si rompe. Petzl si riconferma con la sua serie aggiornata di attrezzature più leggere ma più delicate, a nostro avviso poco adatte all’utilizzo intensivo. Adesso siamo amaramente e di nuovo ad ʺarmiʺ pari, ma non ci scoraggiamo; abbiamo deciso di fare il rilievo della parte finale sotto il pozzo Cristiano e quello faremo. Abbiamo il ʺnuovoʺ trapano da esplorazione da provare, ed oggi deve superare il primo test sul campo. Sotto al pozzo Perfetto ci facciamo carico della sacchetta d’armo e di una corda da 40m che sarebbe dovuta servire per la modifica dell’armo con gli ʺeterniʺ resinati a garanzia delle faticose risalite effettuate dal GSCAIPG, ma che, visti i tempi burocratici troppo lunghi, abbiamo deciso di abbandonare momentaneamente come idea. Arrivati al campo base ci rifocilliamo un po’, prendiamo il materiale da rilievo e quello per manzare e ci dirigiamo alla fine della galleria 3 Corde da dove partiamo con il rilievo, lasciato l’ultima volta su caposaldo fisso. Iniziamo a scendere con puntate lunghe giù per la parte finale del pozzo Cristiano poi, dopo un breve meandro stretto, continuiamo con il pozzo FUGS, di seguito il pozzo Buio Verticale fino al meandro della Beatificazione. Qui la strada si divide, affrontiamo per primo il ramo fossile che non è altro che un meandro di merda stretto e scomodo. Rilevando ci accorgiamo ʺdell’assurdaʺ direzione inversa sparata verso Sala Agnese e constatata la brutta piega geografica e l’impossibilità di proseguire senza l’intervento di una disostruzione ʺpesanteʺ decidiamo di tornare indietro per affrontare il secondo meandro leggermente attivo. Ancora peggio di quello fossile, quest’ultima parte era rimasta ben impressa nelle nostre menti quando l’avevamo percorsa per un breve tratto ad Aprile nel momento della sua scoperta. Siamo venuti per lui, il meandro della Beatificazione, ed anche se con i colpi contati siamo ben preparati. Rileviamo e manziamo anche su punti dove faticando si sarebbe comunque riusciti a passare. Avanziamo in questo modo fino a quando non perdiamo la punta del trapano in un modo praticamente assurdo. Da qui procediamo solo con il rilievo fino allo sfinimento. Uscire da quella spaccatura, a tratti alta fino ad 8 metri, ma così stretta da creare uno scivoloso percorso ad ostacoli, ci fa utilizzare gran parte delle forze rimaste e ci riempe il corpo di scuri lividi. Siamo stanchissimi e per arrivare al campo abbiamo almeno 100mt di corde da risalire. Maledetti pantin, sarebbero stati molto utili! Una volta arrivati in sala Agnese, a mezzanotte e 40, ci facciamo un brodo caldo e poi a nanna. Obbiettivo raggiunto, non abbiamo trovato una prosecuzione, ma abbiamo disegnato il vuoto che ci aiuterà a capire le dinamiche della formazione e che si farà raggiungere nell’immaginario di chi non può o non vuole arrivarci proiettandosi nel rilievo. La mattina ci svegliamo verso le 9 ed in poco più di tre ore siamo fuori con qualche sosta per salutare i 4 marchigiani che, correndo, andavano ai gessi per fare delle risalite. Le 3 ore per uscire sono le meno belle da raccontare, ma le più faticose da vivere; nonostante ti trasporti la stanchezza ad ogni passo la testa lavora e si distende continuando a pensare a come sarebbe giusto proseguire, alla ricerca di un’intuizione logica geniale che sblocchi un meccanismo per il quale una serie di pozzi di tali portate non può ridursi ad un fetido e stretto meandro che in fondo non è neanche così beato. La risposta per ora sta nel continuare a cercare e mappare senza farsi spaventare dall’imponente lavoro che c’è ancora da fare. Usciti, come di rito, mangeremo una pizza per strada ordinata da asporto non appena f uori dal cancello della turistica. Tornando, in macchina, abbiamo modo di confrontarci sui diversi dubbi logistici del prossimo obbiettivo del fine settimana successivo….finire il rilievo del famigerato Gitzmo ed iniziare il Px…..è ora di inserire le vecchie e storiche colonne portanti dei vecchi fondi sul nuovo rilievo.

Lorenzo e Matteo

 

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