Drenacrom

30/07/2018, Drenacrom – Monte Catria

E’ da tempo che Lorenzo parla di andare a finire il rilievo di Drenacrom.

Ormai è passato qualche mese da quando è stato iniziato ma sino ad oggi non si era trovato il tempo di tornare a finirlo. Sarà contento Bollini!
Siamo in due, Francesco e Lorenzo. La strada per arrivare all’ingresso è lunga e dissestata. Quasi tutta nel bosco, solo alla fine svetta sui pratoni sommitali.
Lasciata la macchina un breve avvicinamento in salita porta all’imbocco della grotta. Questa si apre su versante scosceso nel bosco appena sotto una paretina di roccia verticale.
Oggi il programma è quello di rilevare un tratto intermedio della grotta. Il rilievo è gia stato fatto in due battute separate. La prima dall’ingresso al primo pozzo e la seconda dall’attuale fondo sino alla Roulette Russa (è stato fatto al contrario, risalendo dal fondo). Non sarà un lavoro lungo. Consapevoli di ciò ce la prendiamo con molta calma, la giornata è stupenda e ci godiamo i preparativi esterni senza alcuna fretta.
Entriamo. Per accedere ci si arrampica per circa 3 metri su una paretina. La condotta iniziale è bassa e si progredisce strisciando. Dopo una cinquantina di metri da orizzontale inizia a verticalizzare sino ad arrivare ad una saletta. Ci fermiamo per mettere gli imbraghi prima di proseguire.
La grotta si presenta subito con un andamento lineare, senza ramificazioni. Gli ambienti si aprono tutti lungo uno stesso piano di faglia e sono caratterizzati da numerosi crolli e frane. La sensazione che mi pervade è di completa instabilità, preferisco di gran lunga muovermi in condotte freatiche di calcare massiccio, belle compatte. La progressione richiede attenzione, in molti punti i pozzi scaricano quindi si procede avendo cura che il compagno che ti precede si sia già messo al riparo dai sassi che quasi inevitabilmente farai cadere.
La sensazione di precarietà aumenta ancora più quando strisciamo di fianco al tubo innocente usato per puntellare il soffitto di un basso passaggio. Senza dire nulla passo lentamente accertandomi di non toccare per nessun motivo quel palo di ferro.
Devo dire che gli organizzatori dei campi esplorativi qui dentro sono stati molto attenti e precisi: in ogni zona che presenta un pericolo o una instabilità questi sono stati segnalati con scritte e con nastro giallo/nero. In breve tempo arriviamo al campo Baitacrom, posizionato infondo ad un pozzetto. Gli ambienti non sono mai larghi infatti il bivacco occupa il meandro per tutta la sua larghezza. Insomma per proseguire verso il fondo si passa dentro alla tenda. Questa è fatta da un telone in pvc tensionato tra le due pareti. Due metri più su, lungo la parte finale del pozzo, è stata sistemata una rete para massi, ovviamente anche qui scarica! Veramente ben organizzato.
Breve sosta e prepariamo l’attrezzatura, da qui dobbiamo iniziare a rilevare. Puntata dopo puntata proseguiamo lungo il meandro orizzontale. E’ stretto e molto scomodo. Nei tratti dove è stato manzato la roccia è tagliente e tende a strappare la tuta. Solo verso la fine gli ambienti iniziano a verticalizzare. Arriviamo sino al bollino lasciato l’ultima volta e lo usiamo come ultimo caposaldo in modo da poter collegare le poligonali.
Completato il rilievo ci fermiamo a mangiare, soddisfatti di aver concluso uno dei numerosi lavori aperti da tempo e contenti di poter consegnare a Bollini, forte sostenitore e padre dell’intero progetto, il rilievo completo.
Il ritorno in superficie è veloce ma con le solite attenzioni a sassi, frane, ed al puntello, pensiero fisso durante tutta la permanenza.
Fuori c’è ancora il sole. Una volta cambiati ci dedichiamo al punto gps. Nel bosco prende male ed è poco preciso pertanto decidiamo di portare il punto sul pratone li vicino facendo una poligonale esterna. Ora il rilievo è correttamente georeferenziato.
Le giornate sono lunghe ed abbiamo ancora tempo, decidiamo di proseguire in macchina lungo la strada con l’obbiettivo di arrivare in vetta. Dal bosco si passa alla roccia, alla cresta affilata ed in fine ai pratoni sommitali con la grande croce metallica in cima.
Li incontriamo alcuni ragazzini saliti dall’altro versante con l’idea di passare la notte in tenda. Sembrano abbastanza disorganizzati, pantaloncini e maglietta a maniche corte, moriranno di freddo sicuro.
Lungo la strada di ritorno ci fermiamo per una cena veloce al Villa Anita.

Francesco e Lorenzo

 

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