Il benvenuto dei Gessi

18/08/2018, Grotta di Monte Cucco – Ramo dei Gessi

Quest’avventura straordinaria è fatta di emozioni e di voci.

Presa dall’entusiasmo per l’opportunità di fare campo in Sala Agnese, il primo per me, comunico agli altri che farò parte della squadra. Passo in rassegna mille volte le cose da mettere nello zaino….ma non serve perché alla fine sono comunque troppe :D!

Sabato mattina alle 8 partiamo. Solito rito, Camille, Pian dei Cavalli, sottotuta, casco, sacchi…e via per il sentiero.

Entriamo e ci cambiamo. Per tutto il tempo non smetto di sorridere. Iniziamo la discesa, arriviamo al Canin e ci infiliamo nei Cunicoli del Vento. Per la strada Lorenzo mi racconta un po’ di storie legate all’esplorazione recente. Provo ad immaginare ciò che può spingere fin nel cuore della terra, provo ad immaginare la curiosità, lo stupore del primo sguardo che si posa su un luogo mai osservato da nessuno, il desiderio di esplorare. L’affollarsi di questi pensieri mi toglie il respiro, è inebriante. L’arrivo in sala Agnese è una conquista per me. Mentre mi avvicino, la stanchezza é sopraffatta del desiderio di vedere il Ramo dei Gessi, ormai sempre meno distante. Ci diciamo di prendere un caffè prima di oltrepassare il campo…e questo è confortante e incoraggiante :D.

Il pozzo del Terzo Ramo è il più duro; salendo osservo i fix messi durante l’esplorazione, per la risalita in artificiale, mentre ascolto la voce di Lorenzo che mi racconta della sua scoperta e delle vicissitudini che lo hanno visto protagonista, poi il Farfalla che, a dispetto del suo nome, non è per nulla leggero e infine il magnifico Pozzo Perfetto con le sue vertiginose pareti precise e levigate, che non poteva avere nome più azzeccato!

Entro in Sala Agnese con il fiato sospeso, quasi mi pare di violare uno spazio di grande intimità. Gironzolo un po’ e vado a prendere l’acqua per il caffè. Mi fermo un attimo a sentire l’ipnotico suono delle gocce che cadono nella bottiglia. Osservo quel luogo. Per quanto accogliente e dotato di ogni confort, non mi permette di dimenticare che siamo ospiti e intrusi. Prendiamo il caffè, lasciamo le cose per dormire e con poco materiale ci dirigiamo verso i Gessi. Armiamo il traverso, usando un provvidenziale “sasso martello” per saggiare le pareti da forare. Mentre armiamo, si fa sentire la voce più autorevole della giornata…uno…due…….tre boati…la voce della terra è inconfondibile…ancora devo capire se fosse un benvenuto o un rimprovero per aver violato il silenzio racchiuso in quelle condotte. L’incertezza in quel momento è l’emozione dominante. In pochi minuti arrivano Francesco e Matteo che erano più avanti a rilevare. Dopo averne parlato, decidiamo di uscire. Guadagnare l’uscita è impegnativo, quando ai piedi del Baratro la voce della montagna si fa sentire di nuovo, la preoccupazione e la stanchezza riescono per un po’ a sopraffare la calma. Il Baratro è l’ultimo ostacolo (se non consideriamo le scale!!!). Dopo è più semplice.

Fuori dalla grotta l’aria calda. Niente vento. Solo una luna dorata e un cielo stellato immerso nel canto delle cicale.

Valentina

 

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