Ritorno alla Regione Italiana

23/12/2018, Grotta di Monte Cucco

Il Natale è alle porte, Giuseppe e Maria sono già in grotta che aspettano l’evento e anche noi non vogliamo essere da meno. Siamo in sei, Io ( Fabrizio ) , Matteo, Lorenzo B e Agnese B. ( detti anche The Brus Brothers ) Francesco e Federico. Due sono gli obiettivi: rilevare il pozzo franoso e provare alcune risalite poco sopra. Per poterlo fare ci servono delle corde che la generosa ed impavida squadra del Sabato ( vedi bel resoconto di Michele e Roberto 22-12-2018 ) lasceranno in Canin.
Il primo pensiero è dove riusciremo a lasciare la macchina a causa della neve, Matteo sempre aggiornatissimo ci avvisa che è passata la turbina quindi allegria non ci faremo le ore di avvicinamento fatte da Roberto e gli altri, a volte un giorno fa la differenza. La sorpresa per me è conoscere Agnese, al ritorno dopo molto tempo lontana dal Cucco, in pratica la chiusura del cerchio dopo il precedente incontro con la omonima sala.

Partiamo e durante l’avvicinamento un altro momento epico per me, dietro di noi si materializzano Pino Antonini e Paolo detto “el Matto”, fino ad allora iconografie religiose nel mio album degli speleologi. I nostri più esperti sacerdoti del cucco ( Francesco, Lorenzo e Matteo ) riescono a scambiare con loro alcune opinioni e qualche reciproco consiglio su luoghi e rilievi. E’ il momento però di andare per le nostre strade.
Entriamo e rapidamente si delineano le due squadre, Matteo e Francesco accendono i motori e partono verso il Canin; recupereranno le corde ed andranno ad armare il pozzo franoso per poi rilevarlo. Noi quattro andremo con il nostro passo direttamente alla regione italiana dove li incontreremo per organizzare il materiale.
Nella burella Agnese sente qualcuno che parla sotto i suoi piedi… è il suo scarponcino che si è aperto in punta, Lorenzo da buon fratello (solo questa volta perché il resto del tempo è stato molestissimo)  estrae un laccio da chissà dove ed effettua una riparazione estemporanea.
L’infernaccio è un altro di quei luoghi che non possono non essere visti, una pietra miliare! Se nell’inferno dantesco c’è il fuoco, nell’inferno del cucco c’è l’ “idrofango”. La Regione Italiana ci accoglie dopo qualche tratto su corda con il suo fango argilloso ad alta purezza, una secchiata di questa se la porti fuori a Deruta ti ci fanno un vaso pregiato. Federico si diverte come un maiale, a me sembra di muovermi sopra l’impasto non lievitato di una focaccia genovese ma andiamo avanti! alla peggio perderemo la policromia. Poco dopo incontriamo gli altri, mangiamo ed organizziamo il materiale.
Io, Lorenzo, Agnese e Federico torniamo indietro e saliamo a destra lungo una faglietta per modo di dire con ambienti generosi, arriviamo sopra una frana e cominciamo la prima risalita: multimonti, pendolatina, arrampicare un po’, trapano, attacco, corda e siamo su. Si gira un po’ e raggiungiamo il luogo che si intravedeva da sotto facendoci sperare in novità, però non si tratta di questo, il piano superiore sfonda sempre e ci rimanda al mittente, il resto è concrezione e segni evidenti di ipogenesi molto bella. Il tempo stringe è quasi ora di rientrare, siccome abbiamo ancora una cordicella la usiamo per iniziare una seconda risalita opposta e nel a monte di questa frattura, in cima si vede una fessurina anche se sembra un po’ chiusa da concrezione. Decido di provare a farla velocemente e salgo il più possibile con Lorenzo che mi fa da ponte umano nel primo saltino, arrivo abbastanza o forse un po’ troppo alto e decido di fermarmi per piantare un tassello, ci metto un po’ perché sto davvero scomodo, dopo un po’ di goffi cambi di posizione riesco ad assicurarmi e riscendo lasciando la corda che sarà di aiuto alla prossima esplorazione. Siamo oltre il tempo limite e dobbiamo ripartire. Nel frattempo Matteo e Francesco hanno armato e rilevato il pozzo, mai domi hanno anche scavato il  sifone sul fondo con la chiave inglese là dove forse servirebbe un caterpillar, ma l’importante è provare che non si sa mai.
Con Lorenzo ci concediamo un salutino scendendo nel franoso. Quei due stanno anche rilevando ed esplorando una condotta laterale a -40 metri dall’inizio del pozzo che presenta varie diramazioni. Diamo un piccolo contributo di manovalanza e ripartiamo per il ritorno lasciandoli al completamento del rilievo.
Risalendo vedo un Lorenzo un po’ preoccupato per la sorella. Si saranno ricordati la strada ?  si domanda, ma ad un certo punto troviamo a metà burella lo stesso laccio con cui aveva riparato la scarpa, è un buon segno , sono vivi e sono avanti a noi! Temiamo solamente di cominciare a vedere pezzi di scarpa e di piede sparsi qua e la.
Al pozzo Perugia siamo tutti di nuovo compattati e finiamo la risalita, all’uscita ( ore 21:00 circa ) vento e nebbia che sembra di essere in un episodio di X-files, ci dividiamo rimanendo a vista con la speranza che almeno uno ce la farà, ce la facciamo. Villa Anita ci aspetta per la cena. Alcuni di noi arrivano con la maschera di fango come se provenissimo dalle terme di San Filippo (vedi Federico).
Felici e mangiati ce ne torniamo a casa per farci una bella dormita. Tutti tranne Federico che ha l’autobus per Caserta poco dopo.

Matteo G., Francesco S., Agnese B., Lorenzo B., Federico DB., Fabrizio B.

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