Fondo Franco

01/06/2019 – Grotta di Monte Cucco

Sono ormai tre settimane che tra noi non si parla d’altro. L’armo del Pozzo Franco per l’imminente manifestazione che il gruppo sta organizzando monopolizza le nostre discussioni. Chi ci va? Chi lo fa? L’unico veramente motivato risulta Francesco spinto dalla voglia di vedere il vecchio fondo dal momento che nelle precedenti punte fatte per rilevare non aveva potuto prenderne parte. Lorenzo incredibile a dirlo ma in questo periodo è uomo di chiesa, tra battesimi, matrimoni e chi più ne a più ne metta. Non mi resta che accompagnare Francesco nonostante non avessi ne interesse ne sentirmi fisicamente preparato ad affrontare tale uscita ma visto che dei tanti “si facciamo l’evento” nessuno si fa avanti ecco che mi sento in dovere per non lasciarlo solo.

Sono piuttosto teso i giorni che precedono l’uscita, come se fosse la mia prima volta ad affrontare tali verticali. I pensieri, i dubbi mi fanno tentennare ma so che se passo la sola salta l’uscita e il pozzo rimarrebbe disarmato per la manifestazione. E’ sabato mattina, la sveglia suona ma io sono già con gli occhi aperti che fisso il soffitto. Mi vedo con Francesco in sede dove incontriamo Simone in attesa dello Zanga ed Alfredo con i quali deve terminare l’armo degli ultimi due frazionamenti sul Gitzmo per avere una doppia via.
Noi partiamo, sosta veloce a Sigillo e poi su fino a Pian di Monte, sacco in spalla arriviamo all’ingresso, vestizione e alle 10 siamo pronti per scendere giù. I Laghetti Terni sono strapieni come non lo erano da anni, Francesco è felice io un po meno, so già che in uscita mi faranno tribolare. La progressione è rapida, in fin dei conti non mi preoccupa la discesa è poi la risalita che mi mette pensiero. Arriviamo in testa al Gizmo, qui notiamo parecchie cose che non vanno, eppure sapevamo che la via era stata sistemata fin quasi alla base del pozzo, chissà magari lo faranno gli altri che entrano dopo di noi. Una volta in fondo Francesco si fa carico di un sacco con 200m di corda da usare al Franco.

Al PX la situazione è anche peggio, vecchie corde non smontate, corde tagliate lasciate intrecciate sul tiro nel vuoto, altra corda a metà pozzo sempre tagliata e intrecciata con la via nuova. Perdiamo un po di tempo per strecciare le corde e consentire la progressione fino a due frazionamenti da terra, punto dal quale va terminato l’armo lasciato in sospeso. Smontiamo le vecchie corde sostituendole con le nuove e mentre Francesco termina le operazioni dell’ultimo frazionamento io scendo alla base del pozzo con la 200m che iniziava a pesargli. Nell’attesa setaccio la base del pozzo radunando un grande quantitativo di immondizia di ogni tipo che le prossime volte andrà portata via. Una volta che Francesco mi raggiunge alla base del PX proseguiamo la nostra discesa fino al Pozzo Franco, qui ci fermiamo per uno spuntino e qualche foto prima di iniziare l’armo del pozzo. Nonostante io mi ricordassi alla perfezione dove fossero situati i vari frazionamenti il timore di spendere troppe energie nelle operazioni di armo mi fanno lasciare l’incarico a Francesco. Gli indico in linea di massima dove cercare i fix da utilizzare ma l’abbondante quantità di fango e la maestosità del pozzo fanno si che le operazioni siano molto lunghe, umide e fredde, tanto da farmi scendere il pozzo con il piumino addosso. Finalmente arriviamo alla base del pozzo dove fissiamo una targa in memoria del 50° anniversario del Fondo Franco, spuntino veloce e proseguiamo la discesa delle galleria alla ricerca del sifone per vedere quanto si fosse alzato dopo un mese di maggio molto piovoso e infatti con stupore lo troviamo veramente alto. Dai calcoli fatti una volta tornati a casa costatiamo una risalita delle acque di 100m rispetto alla quota rilevata nel 2017.

Foto di rito e riprendiamo la via di casa, il Pozzo Franco lo saliamo il più veloce possibile per cercare di evitare la grande quantità di acqua che viene giù anche se una volta in cima al pozzo siamo tutti e due belli bagnati. Al PX decidiamo di fare pulizia e recuperare tutte le corde abbandonate portandole fino alla base del Gitzmo dove sarà più comodo recuperarle nelle prossime uscite. Notiamo  l’assenza della seconda via, ciò significa che l’obbiettivo dell’altra squadra non è stato completato. Proseguiamo la nostra risalita sistemando alcune cose nella parte alta del pozzo per poi continuare fino all’uscita con in testa soltanto un bel piatto di pasta al Villa Anita.

Matteo e Francesco

 

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