Da UnaBomber al Meandrino

08/08/2020 – Grotta di Monte Cucco

In un anno in cui di vacanze esotiche non se ne parla decido di trasformarla in una esoterica, ossia la ricerca di qualche verità occulta. Allora speranzoso metto nella valigia insieme alle mutande un l’imbrago,attrezzi e tuta,arrotolo il PVC giallo sbrindellato che era una sacca speleo,un pacco di batterie, un paio di luci e tanta speranza.

All’improvviso vedo la cometa Neowise in forma di email nella mia posta; è un messaggio di Francesco che propone vari obiettivi per quel Sabato al Cucco. Ringrazio la Madonna (solo ora perché poi verranno meno i ringraziamenti) e mi aggrego. Partiamo quindi io (Fabrizio), Francesco e Lorenzo alla volta di UnaBomber,là dove si incontra con il Meandrino.

Se Unabomber suona poco amichevole vi assicuro che al sentire la parola meandrino in macchina è diventata un pensiero dolce. La giornata è bella e siamo poco carichi, corde e altro materiale sono giù ad aspettarci. Arriviamo mangiati e gatorizzati (muniti di gatorade, a ognuno il suo gusto) all’ingresso superando varie insidie. La prima sono tre escursioniste avvenenti da superare, impresa titanica! Le gambe non ne volevano sapere di andare, a rischio l’intera uscita. La seconda è l’incontro all’ingresso con un gruppo di turisti in visita alla grotta. Oltre a trovarci in mutande una signora sui 70 mi chiede di aiutarla con il caschetto e non nego l’emozione nel mostrarle le mie competenze acquisite col tempo, tuttavia mi ricordano che siamo in tempi balordi quindi deve fare da sola.

Ore 10:30/11 circa partiamo spediti verso il buio antico e nel giro di poco siamo alla fine della burella e pronti per imboccare Unabomber, da qui tutto nuovo per me. Superiamo il primo budello smussa glutei, poi altri passaggini in condotte molto belle ma dove si è depositata tanta argilla in purezza da renderle un po’ appiccicose diciamo, tuttavia in alcuni tratti il tappeto fangoso crepato produce lo stesso piacere di quando cammini a piedi nudi sull’erba fresca, il suono dei passi è ovattato e quasi dispiace passare proprio lì sopra. A seguire raggiungiamo l’attivo già bianco di calcite trasportata dall’acqua come una burratina pugliese, ci stimola, pranziamo con delle buonerie ed un sorso di gatorizzante per poi continuare a scendere UnaBomber evitando il più possibile di bagnarci. In parte ci riusciamo anche aiutati dalla poca portata di questo periodo, Francesco mi racconta che l’ultima volta qua c’era acqua per fare Canyoning. Un telo piazzato proprio dai nostri evita il bagno nel punto in cui da sopra arriva l’acqua del meandrino, infido e fastidioso anche quando non lo attraversi. Qui ci attendono un po’ di pozzi fino all’ultimo P80 a occhio e croce, molto bello e affusolato. Troviamo l’ultimo punto di rilievo. Prendo un sacco con le corde di ricambio e scendo per andare a riarmare la fine del pozzo dove ci sono alcuni tratti vecchi di 20 anni stando alla data scritta in nerofumo incontrata poco prima ( G.S.F ’99 ). Francesco e Lorenzo seguono con il rilievo. Dopo la metà di questo pozzo ci sarà anche da sostituire alcune placchette in alluminio ed un frazionamento marcissimo e lo facciamo mettendo tutto in sicurezza. C’è anche una corda che sbuca da un lato del pozzo che dovrebbe provenire dal meandrino e che si fonde con la via che stiamo percorrendo. Vedo anche un altro tratto di pozzo armato che risale da questo punto verso l’ignoto ai miei occhi, forse un altro fronte esplorativo.
All base del pozzo davanti a noi sua disumanità il Meandrino, rieccheggiano in me alcuni racconti in cui esperti esploratori lo definirono come il luogo dove vorresti morire… tuttavia in questo tratto è stato addolcito probabilmente da un flusso maggiore d’acqua e presenta delle forme più generose al nostro passaggio. Sono le 16:00 il tempo rimasto è poco ma decidiamo di percorrerlo per una mezz’oretta. Mettiamo in sicurezza 3 saltini con pezzi di corda avanzati per il lavoro futuro mentre il nostro pensiero va a quelli che se lo sono percorsi in libera risalendolo tutto, eroi in preda al germe folle dell’esplorazione. Lasciamo corde e altro materiale per chi continuerà il lavoro. Ne serviranno di più per arrivare in fondo.

Arrivati alle 17:00 foto di rito, si rigira sui tacchi smussati fischiettando e ripartiamo verso l’uscita, 5 ore dopo saremo nello “spogliatoio” della turistica. Fuori bella serata d’Agosto con i freghini di Costacciaro che guardano le stelle cadenti, noi guardiamo i freghini ed il Cucco che guarda tutti noi cercando di decifrare quale è la differenza tra chi guarda le stelle e chi le cerca. Sono le 23:00 circa, l’orario perfetto per andare a mangiare una pizza al solito posto.

Concludendo posso dire che anche questa zona della grotta mi piace molto. Per me dalla burella ( magnifica come sempre ) in poi questa grotta diventa fatata, un racconto dei racconti. Portare a termine il lavoro di rilievo e chissà di esplorazioni di questo tratto richiederà ancora maggiori sforzi per cui dobbiamo tenerci pimpanti, aperti ed entusiasti perché vi assicuro che per chi come me frequenta altre grotte di Cucco ce n’è solo uno ed è sempre un privilegio poterlo percorrere.

 

Fabrizio Buratta