Rilievo al Faggeto Tondo – parte 5

04/03/2018, Grotta di Faggeto Tondo
Prendiamo un pò sotto gamba la questione neve, almeno io. E’ vero che abbiamo visto coprire le strade fino a Perugia ma ormai sono passati diversi giorni ed il vento caldo ha portato con se acqua e sabbia, inoltre lo scorso fine settimana la turbina spazzaneve aveva liberato la strada fino al parcheggio. E invece no.
Dopo non molto che iniziamo a salire le curve di Monte Cucco, le macchine non possono più passare, dovremo anche spalare per tirarne fuori una che ci si “pianta” sulla neve. Siamo in 10 con 3 macchine, come 3 le squadre per raggiungere obiettivi diversi. Nessuno si tira indietro e quindi partiamo a gruppetti, determinati a raggiungere l’ingresso della grotta.
Tempo bello e poco vento, grosse lingue di neve si alternano a corridoi di prato. In 3 decidiamo di passare più bassi su un sentiero ampio e che si può seguire, a tratti, con lo sguardo fin sotto al ristorante “dal Lepre”, sembra lineare ma nel superare la parte alta della faglia delle lecce ci ritroviamo più volte su fossi con neve immacolata in cui si sprofonda fino al ventre.

Dopo circa 1 ora e 40 minuti siamo di nuovo tutti davanti all’ingresso della Grotta di Faggeto Tondo, che come per la scorsa settimana va scavato per rimuovere la spessa coltre di neve  e la pala l’abbiamo lasciata in macchina. Siamo in molti e quasi tutti si accaniscono immediatamente per riportare alla luce, in circa 10 minuti, il tanto desiderato ingresso (c’è chi scava a petto nudo!). Matteo che ha seguito da vicino tutte le sessioni di rilevo del Faggeto Tondo, fa da regista e divide squadre ed obiettivi:

Kit di rilievo 1: Matteo, Roberto (Pettirullo), Federico.

Prosecuzione del rilievo dei vicoli Gualdesi e ricerca di possibili ulteriori passaggi

Kit di rilieno 2: Lorenzo, Lucia e Fabrizio.

Prosecuzione rilievo verso la porta di Ferro.

Armo: Claudia, Simone, Marco (spoletini) + Barbara

Armo del traverso sopra la terza risalita per accesso alle “condotte alte”

Siamo tutti uniti fino alla terza risalita, poi ognuno verso il proprio obiettivo. La squadra verso la porta di ferro si gestisce i compiti mettendo Fabrizio alla guida del distox, Lucia a segnare i punti e Lorenzo alla gestione del disegno sul palmare. Fabrizio è la prima volta che utilizza il distox, quindi abbiamo necessità di un pò di tempo per riuscire a seguire le linee guida fondamentali per una buona e degna restituzione della grotta. Dopo un pò che rileviamo giungiamo alla porta di ferro, è evidente, non servono cartelli che la indichino, attraversa perpendicolarmente la galleria. Non so bene come può essere descritto, forse come uno strato o come un filone di materiale di predominanza color ruggine, ferroso che è ben confinato tra due pareti di roccia grigia, nel punto in cui si attraversa lo si può osservare per parecchi centimetri, a tratti anche violaceo. Al ritorno faremo una foto per dare un’idea dell’ennesima stranezza del mondo “nascosto” di Faggeto Tondo, ma per stupirsi è bene andarci.
Rileviamo fino ad un passaggio che si fa più stretto, e data l’ora decidiamo di non proseguire, impiegheremmo troppo tempo e le macchine sono lontane da raggiungere, inoltre il distox ed il palmare iniziano ad essere scarichi e se raggiungiamo l’altra squadra di rilievo si può tentare di rilevare le condotte alte.
Infatti, nell’avvicinarci al punto dove abbiamo lasciato gli imbrachi sento le loro voci. Hanno un problema con il palmare che si è inceppato, ed il loro distox ha punti in memoria che si spera vengano trasferiti una volta che il palmare riprende conoscenza.
Rimettiamo Imbrachi e scendiamo fino al traverso che è stato perfettamente confezionato. Con 1 palmare inceppato, l’altro scarico ed 1 distox con punti in memoria, non ci resta che tentare di rilevare “alla cieca” con il secondo distox ancora non completamente scarico. Entriamo sulle fantastiche gallerie denominate “condotte alte”. Condotte tonde, molto grandi, con qualche cambio di pendenza sulla parte terminale che, con un bel pozzo, si riaffaccia nel livello sotto già rilevato precedentemente; c’è chi addirittura individua un trono scolpito sulla roccia. Ci siamo, finiamo di rilevare prima che il distox si spenga e teniamo a mente il numero dei capisaldi che abbiamo fatto, è ora di prendere la strada del ritorno. Disarmiamo il traverso, recuperiamo gli attacchi e in poco tempo siamo fuori, al freddo. Sacchi in spalla decidiamo di cambiarci alle macchine, che raggiungeremo dopo circa 1 ora e mezza di cammino. Scendendo dal monte, di tanto in tanto si scorgono le luci della squadra d’armo che ci precede di circa 20 minuti. Per non farci mancare niente nell’ultima parte di passeggiata inizia a piovere, fortunatamente ci risparmiamo un pezzo di pendio utilizzando il sacco speleo come slittino.
Pizza di rito e tutti a casa.
Ottimo lavoro, l’unione fa la forza.
Lorenzo